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Attacco HEDGE FUNDS al Debito Italiano: Com'è la Situazione

Per fare una previsione bisogna specificare i tempi e le ragioni. Se si sbaglia una delle due, non si è predetto niente. È questo il motivo per cui prevedere catastrofi finanziarie è molto difficile e occorre avere estrema cautela. 

Tutto parte da un articolo del FT, in cui si dice che sia partita la più grossa speculazione sul debito italiano, dal 2008. Si dice che siano stati impegnati 39 miliardi di dollari per vendere allo scoperto BTP italiani. 

La teoria ci dice che se davvero c’è una opinione generale negativa su un titolo, questa dovrebbe essere ben visibile, oggi, sul prezzo di mercato del titolo. È solo una novità, una cosa inattesa, che muove il mercato. 


Attacco HEDGE FUNDS al Debito Italiano: Com'è la Situazione

Attacco HEDGE FUNDS al Debito Pubblico Italiano: Com'è la Situazione


Cosa ci dicono i dati di mercato? Siamo davvero all’alba di un attacco speculativo? 

Lo spread Italia su Germania negli ultimi mesi è aumentato, fino ad arrivare a 250 punti base, subito dopo la caduta del governo Draghi. Man mano si è però ridimensionato ed oscilla attorno a 220 punti base, livello più alto di quello di un anno fa ma in linea con le nuove condizioni interne e internazionali. Ad oggi, non c’è nessun caso Italia che emerge da questo livello dello spread, compatibile con quello degli altri paesi che hanno lo stesso livello di debito in rapporto al pil. 

Stesso discorso per le polizze anti default. Assicurarsi contro l’insolvenza dell’Italia costa l’1,51% dell’importo da coprire. Nel 2011 costava il 6%; col Conte 1, costava il 3%. 

I 39 miliardi presi a prestito oggi per speculare, sono imparagonabili a quelli del 2008: allora il debito era 1700 miliardi, oggi è 2700. 

Oggi la BCE ha messo in pratica il primo strumento di difesa dei debiti sovrani che consiste nel rinnovo asimmetrico dei titoli in scadenza del Peepp, ovverosia compra  più titoli italiani e meno quelli di altri paesi. 

Accanto a questo, la BCE ha annunciato un altro strumento in difesa dei debiti sovrani: il TPI. Anch’esso consiste nell’acquisto di titoli di un paese e nella vendita di titoli di un altro paese. Questo strumento è attivabile a certe condizioni che attengono sostanzialmente alla aderenza di un paese alle regole fiscali e alle raccomandazioni della commissione europea, nonché al rispetto dell’attuazione del pnrr. 

La presenza della banca centrale come acquirente istituzionale dei titoli italiani cambia un po’ le regole del gioco dei mercati finanziari. 

Detto tutto questo che, non dovendo fare campagna elettorale, mi porta a ridimensionare l’allarme, occorrono alcune considerazioni sulle giuste domande che i mercati si pongono.

I mercati possono mettere alla prova la BCE per vedere fino a dove è disposta a spingersi. Ed è questa la domanda cruciale che si pongono, ed è pertinente per due motivi. 

Primo, perché maggiori acquisti di titoli italiani comportano  minori acquisti di titoli di altri paesi, ovvero abbassare i tassi italiani, alzare i tassi degli altri. La BCE non può acquistare titoli italiani emettendo nuova moneta, perché sarebbe in contraddizione con la normalizzazione della politica monetaria in chiave anti inflazione. L’operazione, in altri termini, deve lasciare lo stock di moneta costante. 

Il secondo motivo è che il governo che uscirà dalle elezioni, non è detto che voglia aderire alle condizioni necessarie per attivare il TPI.

L’articolo del FT sostiene che l’Italia sia il paese più vulnerabile e che quindi, a fronte di uno shock esterno, è quello che rischia di più per l’alto rapporto debito pil. 

Per uscire da questa intrinseca fragilità occorre che il denominatore del rapporto cresca ad un ritmo strutturalmente maggiore di quanto non abbia fatto in passato. Nel 2021, abbiamo avuto una buona crescita ma non è chiaro se il potenziale sia maggiore di quello pre pandemia, stimato poco sopra lo zero.

Le riforme e gli investimenti del pnrr sono volti proprio all’ innalzamento del tasso di crescita di lungo periodo, da cui in ultima analisi dipende la solvibilità del debito. E l’attuazione di questo piano, le cui basi sono state poste, dipenderà proprio dal prossimo governo. 

I mercati finanziari sanno leggere i programmi elettorali. Se leggono copiosi progetti di spesa e riduzioni di tasse che si “ autofinanziano”, senza nessuna parola su deficit, debito, crescita e produttività, beh qualche domanda se la fanno. Probabilmente il 26 settembre non ci saranno catastrofi finanziarie ( l’Italia e l’Europa del 2022 son diverse da quelle del 2008 e del 2011), e prefigurarle spesso aiuta chi si vorrebbe perdesse, ma qualche risposta convincente a questa domanda, da destra e da sinistra,  aiuterebbe ad allontanare i rischi sul debito pubblico italiano.


Prof.  Alberto Graziani 

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